L’importanza della Psicologia Estetica

Per capire cosa si cela dietro il naturale “bisogno di bellezza” abbiamo chiesto aiuto al Dott. Giuseppe Polipo, medico estetico, psicoterapeuta e docente di Psicologia Estetica al corso ICQ.

Giuseppe Polipo

Che cosa s’intende per Psicologia Estetica?

La psicologia estetica è, almeno nelle intenzioni dell’Associazione Italiana Psicologia Estetica che mi onoro di avere fondato e di cui sono Presidente, un campo di studio unitario e coerente del mondo della bellezza. È da intendersi come una ricerca interdisciplinare che parte dal presupposto che l’estetica, per essere compresa, abbia bisogno di includere le varie anime che la compongono, e di integrare filosofia, antropologia, arte, moda e design, ma anche neurobiologia, psicologia e ricerca biomedica e cosmetologica.

 In che modo questa disciplina interviene nell’ambito del quotidiano?

Secondo la psicologia estetica il desiderio/bisogno di bellezza non è un concetto astratto, ma rappresenta una delle forze più potenti che ispira quotidianamente ogni essere umano. Un’esigenza costante e naturale, in grado di orientare comportamenti e scelte (dagli abiti che compriamo, ai prodotti cosmetici che usiamo, alle case in cui abitiamo, alle auto che compriamo: in definitiva, al modo in cui stiamo al mondo e ci presentiamo in modo più o meno cosciente al giudizio degli altri).

È importante, infatti, sottolineare che ciò  che rende importante l’esperienza estetica è il suo trovarsi in diretto contatto con il mondo dei sentimenti, e che gli operatori dell’estetica e della cosmesi, non lavorano mai (anche se ciò può sembrare strano) sulla bellezza stessa, ma piuttosto sul desiderio e soprattutto sull’impatto emozionale al quale il mondo della bellezza e del benessere è legato a doppio filo (pensiamo ad esempio al boom della chirurgia estetica e delle cure cosmetiche  tra le persone di ogni sesso ed età). Per queste ragioni la psicologia estetica è una psicologia attenta a valutare in senso pratico, etico e relazionale ogni intervento estetico, partendo dal presupposto che la bellezza e il benessere abbiano bisogno di rappresentare un valore positivo e vitale per ogni individuo e per l’intera società

La Psicologia Estetica valuta in senso pratico, etico e relazionale ogni intervento estetico, partendo dal presupposto che la bellezza è un valore positivo e vitale

Ogni proposta estetica, infatti, ha bisogno di piena responsabilità e sostenibilità, per non generare disillusioni e frustrazioni, come per esempio all’impatto dei canoni della moda (taglia 38 e bellezza da photoshop) sull’autostima e sui disturbi dell’immagine del corpo. Oggi moda, cosmesi, medicina e chirurgia estetica stanno mettendo in mostra il desiderio universale di felicità e benessere, ma anche il grande disagio esistenziale di un periodo di transizione come quello che viviamo. La psicologia estetica si propone per questo di approfondire anche gli aspetti sociali che coinvolgono il corpo umano a cui è richiesto di essere bello e giovane per sempre, e per questo investito di aspettative psichiche difficilmente realizzabili, prodromi spesso di disagi e disturbi di rilevanza sociale come anoressia, dismorfofobia, narcisismo.

       Quali sono stati i “traguardi” più interessanti raggiunti negli ultimi anni da  questa disciplina?

Il traguardo più importante raggiunto da questa disciplina è quello di avere messo in luce l’importanza fondamentale della formazione psicologica per tutte le persone che lavorano quotidianamente con chi richiede maggior bellezza e benessere.

Anche se l’obiettivo primario di chi lavora nel campo estetico e cosmetico è quello di creare concretamente prodotti e trattamenti per bellezza e benessere, credo che oggi non ci si possa  più sottrarre a comprendere le principali dinamiche psicologiche che, seppure non espresse dai clienti/pazienti, rappresentano il cardine e il convitato di pietra di ogni trattamento estetico

Chi lavora nel campo estetico (medici e chirurghi estetici, dermatologi, operatori professionali nel campo dell’estetica e della cosmesi, etc…), non può più sottrarsi alla conoscenza delle dinamiche che portano a richiedere bellezza e benessere. Il desiderio estetico può infatti includere semplicemente una richiesta di vitalità come rappresentare, più o meno inconsciamente, il sintomo psichico di un profondo disagio esistenziale, che può portare paradossalmente ad ammalarsi di bellezza.

Esiste una relazione tra psiche e cosmetici?

Indubbiamente sì. Ciò che mette in relazione la psiche con la cosmesi, secondo il mio giudizio, è il diretto contatto del prodotto cosmetico con il mondo emozionale. Ed è proprio questo complesso e inscindibile dialogo tra pelle, psiche emozionale e prodotto cosmetico, a rendere così affascinante il mondo della cosmesi e la sua promessa psichica di benessere e sicurezza psicologica.

Per questo l’iter formativo delle persone che hanno il compito di presentare, far conoscere e promuovere la cosmesi deve essere ampliato e ridefinito soprattutto in sede di formazione, tanto più che discipline ‘cosmetiche’ affini come la medicina e la chirurgia estetica, hanno ormai la possibilità di intervenire in modo così importante sull’identità fisica e mentale e sulle speranze di bellezza di milioni di persone nel mondo.

Ciò che mette in relazione la psiche con la cosmesi, secondo il mio giudizio, è il diretto contatto del prodotto cosmetico con il mondo emozionale.

Che cosa cerca di trasmettere agli allievi durante i suoi corsi?

Il mio ruolo fondamentale come docente, prima di ogni altra considerazione che parte certamente dall’essere un medico, è quello di accendere un fuoco, una passione autentica verso la bellezza, intesa non come regno dell’effimero e dell’apparenza, ma come un formidabile motore psichico e sociale.

Subito dopo sento la responsabilità di offrire una spiegazione il più possibile rigorosa, accurata e scientifica dei processi percettivi, cognitivi  che definiscono il comportamento estetico.

Infine, spero di trasmettere i valori fondanti in cui credo, che si traducono principalmente nella convinzione che sia necessario suggerire sempre a chi richiede maggior bellezza, un’alleanza tra corpo e mente che porti a evitare un corpo bello ma ‘disabitato’ dal punto di vista psicologico.

Come definirebbe la sua esperienza di docente ICQ? 

Sono sinceramente onorato e orgoglioso di far parte di un team di docenti così professionali e preparati. Da parte mia cerco di contribuire con le mie competenze di medico estetico e psicoterapeuta, allo scopo di integrare queste conoscenze, insieme a quelle degli altri docenti nella speranza che la formazione ICQ si possa tradurre in una cosmesi consapevole, “realistica” e scientifica, tesa alla salute e al benessere integrale di ogni individuo.

Per approfondire:

G.Polipo “Psicologia dell’Estetica. Istruzioni per una bellezza consapevole”.